Sulle strade della Ronde


"Se volete mangiare qualcosa un paio di ristoranti li trovate in cima, sul Kwaremont".

La signora del B&B ci invita con queste parole a risalire la collina sopra Kluisbergen, dove siamo a dormire, durante il nostro cicloviaggio nelle Fiandre, in Belgio.
Nonostante il difficile accento fiammingo quel nome mi suona familiare, ma non ragiono più di tanto sul perchè.
Appena la strada inizia a innalzarsi e il fondo stradale a trasformarsi, da asfalto a una distesa di pietre squadrate intramezzate da erba e muschio, inizio a comprendere.

"Qui", dico a Monica, "secondo me ci passa la Ronde", una delle più entusiasmanti e mitiche "Classiche" del ciclismo mondiale, la corsa che fa scendere in strada buona parte della popolazione e che fa restare incollati davanti agli schermi TV milioni di appassionati di tutto il mondo.



Entriamo in un piccolo pub-ristorante in cima alla collina e notiamo che tutto, qui, parla di biciclette. Le foto sui muri, i manifesti, persino il bicchiere della birra che ci concediamo seduti al banco. Si chiama Kwaremont la birra, proprio come questa collina, e ha nel logo un triangolo con bordo rosso con la scritta "6,6%": i gradi alcolici, ma anche la pendenza preponderante dello strappo in pavè di 2 km che porta quassù.
Il bicchiere ha inciso nel vetro un ciclista in piedi sui pedali e, alla base dello stesso, le mitiche pietre, oggetto simbolo della storia di fatica, miseria e riscatto che sta alla base di questo sport. 

Se addirittura una birra, nella patria della birra, così caratterizzata dall'immagine del ciclismo, prende il nome da questo posto, deve davvero essere importante. E in effetti lo è. A illuminarci è il proprietario del bar, che ci spiega come questa collina, l'Oude Kwaremont (Vecchio Kwaremont) è uno dei punti cruciali della "Ronde". Passa di qui per ben tre volte: nell'ultima edizione rispettivamente ai chilometri 121, 211 e 250. Quest'ultimo passaggio, abbinato ad un altro famosissimo "Muur", il Paterberg, è decisivo per la vittoria finale.

"Chi passa per primo qui", ci dice con estrema fierezza il proprietario del bar, "con buone probabilità arriva con le braccia al cielo a Oudenaarde", la linea d'arrivo.
Preso dall'entusiasmo mando una foto a Nicola, amico appassionatissimo di bicicletta, che risponde immediatamente: "Rendete onore a quelle pietre, sono impregnate della fatica e del sudore di uomini che hanno reso epico il ciclismo".

Ha ragione. Siamo capitati senza volerlo in un luogo del mito e dobbiamo onorarlo, così come dobbiamo rendere omaggio ai suoi protagonisti, che dal 1913 infiammano le strade di Fiandra e le anime dei sognatori. Già, perchè come dice lo scrittore Fabio Genovesi, "il ciclismo assomiglia alla vita o forse è la vita che assomiglia al ciclismo" e questa corsa, a ben vedere, è il distillato di una vita intera. Lunga, emozionante, crudele, massacrante, insidiosa, meravigliosa, piena di strappi ripidissimi e di voli liberi, di insidie, di entusiami, di opportunità da cogliere, se ne hai la forza.



Il giorno dopo onoriamo la Ronde con un tempo adattissimo a ripercorrerne le strade ardite. Sotto a una pioggia battente partiamo per la tappa più impegnativa del nostro tour, che zigzaga tra Fiandre e Vallonia, superando muri di asfalto e pavè lungo parte del tragitto della corsa, tra colline silenziose punteggiate da placidi animali al pascolo.

In questo silenzio, nell'aria carica di pioggia, coi polpacci duri e il cuore accellerato, il pensiero va ai moderni eroi ma soprattutto agli avi del ciclismo, come "il Leone" Fiorenzo Magni, l'italiano che, partendo in treno dalla Toscana con la sua bici a bordo, snobbato dalla squadra, venne fin quassù a vincere per ben tre volte, nel 1949, 1950 e 1951. Un record ad oggi eguagliato da soli altri cinque corridori, ma mai superato.

E' un pellegrinaggio laico quello di oggi, tra mito e magia, tra emozioni che ancora resistono a computer, calcoli e materiali ultratecnologici. Perchè qui conta ancora la gamba, il cuore, il coraggio, la follia, la forza di cogliere l'attimo e scalare a denti stretti quei "Muur" che pone di fronte la vita.


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