Il Ponte

Alcune settimane fa ho assistito alla trasmissione televisiva "Quello che (non) ho" di Fazio e Saviano. Tra i numerosissimi e interessanti monologhi degli invitati, i quali dovevano portare e descrivere una parola ciascuno, mi ha molto colpito quello dello scrittore Erri de Luca.

La sua parola è stata "Ponte". Anzi, "Il Ponte", con l'articolo.

Ero appena tornato dal secondo viaggio in Bosnia-Erzegovina e avevo visto, toccato e attraversato i famosi ponti: quelli di Mostar, Višegrad eTrebinjie. Ponti che come dice lo scrittore non solo solamente "manufatti utili" ma "punti di sutura", a tenere insieme una ferita... la parola rivalità, infatti, deriva dallo stare su due rive diverse di uno stesso fiume.

Lo "Stari Most" ovvero "il vecchio ponte" di Mostar
Il Ponte Mehmed Paša Sokolović di Višegrad, famoso come "il Ponte sulla Drina" descritto da Ivo Andric nel suo più importante romanzo
Il ponte Arslanagic di Trebinjie


I ponti della Bosnia, almeno questi tre, sono stati costruiti durante l'impero ottomano da abilissimi ingegneri Turchi. Quello di Mostar, lo Stari Most, è il più impressionante dal punto di vista architettonico, risale al XVI secolo, è stato abbattuto durante la guerra degli anni 90' dalle milizie croate e oggi ricostruito dall'UNESCO attorno ad una città ancora distrutta e divisa. Quello di Višegrad, il Ponte Mehmed Paša Sokolović, è protagonista del grandioso romanzo del premio Nobel Ivo Andric (Il Ponte sulla Drina). Risale anch'esso al XVI secolo ed è stato voluto dal Gran Visir, originario di quelle terre. Anche questo ponte è stato danneggiato da un evento bellico, la seconda guerra mondiale. Il Ponte di Trebinjie, chiamato Ponte Arslanagic, sempre del periodo ottomano, è stato per anni sommerso per un progetto idroeletrico e oggi spostato (purtroppo in un luogo non molto visibile) e tornato utile.

Tuffo dal Ponte di Mostar
Un anziano "guardiano" del Ponte sulla Drina a Višegrad

Il ponte di Trebinjie
Ognuno di questi ponti ha visto scontrarsi brutalmente ma anche unirsi nel quotidiano l'occidente con l'oriente in questa meravigliosa terra di confine. Su ognuno di questi ponti si sono rigettate e unite culture, genti, tradizioni, musiche, cibi. Ognuno di questi ponti è li in bilico, teso, a tenere insieme una ferita il cui sangue è ancora liquido, vivo.

Oggi più che mai questi lughi anno bisogno di ponti, che uniscano, che colleghino, perchè le diverse sponde soffrono ancora di quella ferita riaperta dai potenti e dalle mafie dopo la fine della Jugoslavia.  

Vi lascio con le parole di Erri de Luca e con qualche foto scattata in questi tre luoghi, che vi consiglio estremamente di visitare, magari con il libro di Andric da leggere a cospetto del Ponte. Anche un piccolo viaggio di ognuno di noi può contribuire a rinsaldare le sponde: ovunque sono stato ho parlato bene della gente e delle cose dall'altra riva, senza mentire.



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