Toccata e fuga a Napoli



Napoli l'ho sempre sfiorata.

Durante una gita scolastica ci fermammo col bus di fronte al Maschio Angioino, per poi prendere poco dopo il traghetto per Capri... nessuna visita al centro storico, non era "in programma".
Poi, un'altra volta, mi recai al porto per prendere una nave in direzione Sicilia: Napoli era li, ancora una volta a pochi passi, ma non c'era tempo.
Infine, Napoli ha cercato di sfuggirmi per la terza volta. Ero d'accordo con amici, di festeggiare i 30 anni di Chiara con un fine settimana partenopeo, ma un impegno di lavoro si è messo di traverso.
Potevo godermi questo mini-viaggio solamente per un giorno e mezzo, prendere o lascciare.
Questa volta ho preso!

 




Avevo davanti poco tempo, troppo poco pensavo, per ascoltare, come amo fare, "l'anima" delle città. Adoro viaggiare con lentezza ed entrare nei luoghi in punta di piedi, per comprenderli meglio: questa volta avevo davvero la sebsazione di non riuscirci.





Ma Napoli non è un vino da decantare e da fare ondeggiare nel bicchiere, non è un quadro astratto su cui stare giorni a riflettere sul significato, non una frase frase letteraria o un verso musicale pieno di difficili parole e virtuosismi.




Napoli ti colpisce, subito, immediatamente. Lo fa con i colori e la sporcizia, la bellezza e la decadenza, i sorrisi, i giochi, la scaramenzia e la paura. Entri nei vicoli e sei parte di un flusso, caotico, disordinato, allegro, sorridente, di puzza e profumi, di mare e vulcano.
Conosci la gente che ti avvolge, ti coinvolge... e un po' ti travolge.
Ne gusti i sapori che, addirittura, ti stra-volgono.




La osservi, con i suoi eccessi e i suoi muri scalcinati.
La ascolti, con le sue urla e i suoi lamenti.
La vivi, nel profondo, anche in poche ore.
Un teatro, un circo, uno show senza sosta, che vale il prezzo del biglietto.





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