Tre ritratti

Shady Hasbun, Chef, console del Mediterraneo dell'Accademia Italiana di Gastronomia Storica
"Fare un ritratto per me è la cosa più difficile. Difficilissima. È un punto interrogativo poggiato su qualcuno" 

Così scrisse Henri Cartier Bresson, fotografo molto noto, uno dei grandi maestri della scuola umanista francese


Realizzare un ritratto è effettivamente difficile, non tanto tecnicamente, ma dal punto di vista dell'empatia, della psicologia, del rapporto che per forza di cose si deve instaurare tra il fotografo e il soggetto fotografato.
Entra in gioco la fiducia, l'essere più o meno a proprio agio, l'acconsentire ad un altro, il più delle volte ad uno sconosciuto, di esplorare se stessi. Deve svolgersi la matassa di quel filo sottile di carica empatica che lega l'unione, anche momentanea e sporadica, tra due persone. Una matassa spesso ricca di nodi, difficili da sciogliere: fotografare è anche rapportarsi, aprirsi, non solo fare click.

Mi è capitato nelle ultime settimane di chiedere a tre diverse persone di essere fotografate. Tre soggetti molto diversi, ma che per un verso o per l'altro mi hanno colpito a tal punto da sentire il bisogno di fotografarli.

Uno chef, un vinaio e commerciante del centro storico di Arezzo e un musicista-fotografo.

Marcello, il vinaio di S. Agostino
Perchè fotografarli?

Credo, in tutti e tre i casi, per immortalare una profonda passione che li accomuna, quella di creare e offrire alle persone, con profondo entusiasmo dilagante, il risultato delle proprie creazioni.
Ho voluto infatti ritrarre queste persone, che considero già un po' amici, non stringendo sul viso ma in mezzo al loro "mondo", che sia un bancone di un'osteria o un'esposizione fotografica

Forse quella passione che ho trovato in loro è la stessa che muove la mia ricerca fotografica.
Ed ecco che come disse qualcuno la fotografia, il ritratto in questo caso, diventa non solo "una finestra", ma anche "uno specchio": su di me, tramite loro.

Roberto Carlone, musicista della Banda Osiris e fotografo

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