Genova

Udii questa discussione mentre, seduto su una vecchia panca di legno di una friggitoria del centro di Genova, ingozzavo una magnifica farinata ligure, tra l'odore di pesce che fuoriusciva dalla piccola cucina e quello di fogna proveniente dal vicolo.

"Genova non può descriverla una persona qualunque" sentenziò un barbuto personaggio di un'eleganza radical chic, che mi fece immaginare, non so perché, un ferroviere in pensione, di quelli impegnati per anni nel sindacato.

"E perché mai? Sei il solito intellettuale da quattro soldi" rispose il compagno di tavolo, più anziano del primo ma senza barba, camicia a quadri aperta sul petto abbronzato e jeans lisi e sporchi da lavoratore ancora attivo.

"Perché trasmettere la complessità non è roba da tutti, ci vuol cultura profonda, e questa città non è solo complessa, è intricata, come i suoi vicoli, ma al tempo stesso aperta e ariosa come la sua Piazza col fontanone e, ancora, alta, superba e tronfia come i suoi palazzi. E' poi schiva, selvatica, come la sua gente, che in fondo è però bonacciona e fiera, schietta, sincera..." ribatté il primo.

"Come una puttana d'altri tempi insomma, amica e amante, mamma e troia, elegante e scapestrata, a tratti orrenda, a tratti magnifica, sempre piena di fascino" riprese il secondo ridacchiando.

"Bravo, bravo" bofonchiò il barbuto.

"Io sono una persona qualunque! Ho la terza elementare, ma come vedi, in poche parole ti ho descritto Genova, quindi ti sbagli caro mio" proseguì il secondo con aria di sfida.

"Si, si, ma tu fai presto a parlare dopo aver ascoltato per anni i versi di De André, Fossati, Conte, dei tanti poeti, scrittori, intellettuali che hanno descritto e raccontato la città!"

"Sbagli per la seconda volta amico mio... Sono loro che hanno avuto vita facile a descrivere queste vie. Sono loro, ed è questo il grande merito, ad aver semplicemente ascoltato, guardato e trascritto le mille voci, i mille volti di Genova".

L'oste consegnò loro i rispettivi piatti. Tra sugo, pesce e profumo di pesto calò un silenzio meditativo.

Rimase Genova, là fuori, nel suono del traffico attutito a malapena dalla sottile, sudicia vetrina della friggitoria. 


"Chi guarda Genova sappia che Genova si vede solo dal mare,
quindi non stia lì ad aspettare di vedere qualcosa di meglio, qualcosa di più"

Ivano Fossati



"Genova è città viva di troppe attese, città ripida, buone gambe per camminare, flipper messo in bilico, dove ruota un temporale"

Max Manfredi


"Sulla strada che val al porto, dopo un'arco, c'e' una piazza sempre piena di bambini, qualche gatto e un vu cumpra', tra un negozio di bottoni e un tizio che si fà"

Gino Paoli


"Presto il porto appare e si vede la bella città seduta ai piedi delle montagne: il faro della Lanterna, come un minareto, dà all'insieme qualche cosa d'orientale e si pensa a Costantinopoli"

Gustave Flaubert


"Genova, schiacciata sul mare, sembra cercare respiro al largo, verso l'orizzonte.
Genova, repubblicana di cuore, vento di sale, d'anima forte"

Francesco Guccini


"Genova era una ragazza bruna, collezionista di stupore e noia
Genova apriva le sue labbra scure al soffio caldo della Macaia ..."

Cristiano De André


"Ma quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così, che abbiamo noi mentre guardiamo Genova: come ogni volta l'annusiamo e circospetti ci muoviamo, un po' randagi ci sentiamo noi"

Paolo Conte
 

"Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
In quell'aria spessa carica di sale, gonfia di odori
lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano"

Fabrizio De André


"Mi ci sento perduto e familiare, piccolo e straniero"

Paul Valéry


 "Genova giace presso il mare come lo scheletro di un gigantesco animale buttato lì dalla risacca"

Heinrich Heine


"Case alte fino a tredici piani, vie strettissime nella città vecchia, fresche e maleodoranti"

Paul Klee


"se questi muri sapessero parlare, anche le strade potrebbero arrossire"

Francesco Baccini



"... Macaia, scimmia di luce e di follia!
foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia..."

Paolo Conte


Un grazie alla grande Giulia Sgherri che ancora una volta ha scelto e ordinato queste immagini che il fotografo non sapeva proprio da che parte girare... Grazie!

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