Passione


Ai toscani piace travestirsi per ricordare. Oramai, dopo qualche anno in questa bellissima terra, ne ho avuto la prova più e più volte: rievocazioni medievali, epiche gare ciclistiche con abiti e biciclette d'altri tempi, Palii, Giostre, Tornei... e processioni che rievocano la Passione di Cristo.

Anche il sottoscritto, anni fà, ha partecipato a una rievocazione del Venerdì Santo nel borgo di Policiano... ancora tra le perpetue si vocifera di una magnifica interpretazione dell'apostolo Giovanni...

Scherzi a parte, è davvero curiosa questa passione per le rievocazioni, che coinvolge in toto le comunità locali, dai più giovani ai più anziani.


Santa Firmina, piccolo borgo a pochi chilometri da Arezzo, è famosa per il suo Venerdì Santo: centinaia di comparse lo animano con costumi curati nei minimi dettagli, scenografie da film e passi teatrali.


Dal grande palco che inscena il Sinedrio i centurioni escono sgomitando tra la folla per salire al vicino campo degli ulivi, dove Gesù viene imprigionato per essere portato al cospetto di Ponzio Pilato. Le tante persone presenti si voltano, osservano dal basso la scena che si svolge su una collinetta poco distante e poi seguono i passi a ritroso dei militari romani.

Tornati sul palco-Sinedrio, la folla sceglie di liberare Barabba e di crocifiggere il Cristo, che viene così fatto salire con la croce sulle spalle per il ripido sentiero verso il Calvario, una collina boscosa che sovrasta il borgo.

Tutta la gente, in costume e non, inizia così a seguire la Via Crucis, in una lenta processione in salita.




Il parroco di Santa Firmina, un prete di origini africane simpatico e socievole, ha avvertito tutti prima della partenza: la processione non doveva essere solo un film dove ammirare costumi e scenografia. Il fatto di mettere in scena una Passione così veritiera doveva anzi essere uno stimolo in più per immergersi con più forza nel dolore di Cristo, per prenderne parte.





Ed è questo infatti ciò che più mi ha colpito di questa esperienza. L'immedesimazione degli abitanti di Santa Firmina nel dolore, nella freddezza o nella rassegnazione, in base a quale dei personaggi si trovavano ad impersonificare.




Ho provato a raccogliere questo aspetto attraverso le immagini che sono riuscito a scattare tra la folla. Non tanto la documentazione di un evento folkloristico molto ben riuscito, ma l'immedesimazione della gente in questa tragedia collettiva rivissuta 2014 anni dopo.




Non so se ci sono riuscito.
Di certo l'aver partecipato a questa processione mi ha fatto ragionare, mi ha lasciato un amaro in bocca e un po' di brividi lungo la schiena diversi da quelli che si possono provare su una poltrona di un cinema, con attori più bravi, più espressivi, più belli.




Qui era la gente comune protagonista, gente vera, in carne ed ossa.
E se sotto le vesti spuntavano scarpe Nike da tennis oppure tra una stazione e l'altra della Via Crucis si inceppava il microfono, poco importa.

Poco importa, a mio avviso, anche del fatto che magari molti dei figuranti, come me, non amino particolarmente i riti religiosi e non siano molto avvezzi alla fede nei giorni qualunque.

In quelle ore la fede conta sì, ma solo in parte, e non credo di bestemmiare dicendo questo.
In quella strada in salita conta l'uomo, la sua tragedia, la sua possibilità di rinascita.





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