La street photography è un genere che amo e che negli ultimi anni ha letteralmente spopolato tra appassionati e non. Nei social network si trovano numerosissimi autori tanto bravi quanto sconosciuti che si dedicano alla fotografia di strada e i "mostri sacri" del genere continuano a pubblicare lavori interessantissimi su questo tema, con approcci sia classici che decisamente innovativi.
C'è anche un vociare continuo sulla definizione di questo genere: alcuni reputano addirittura che esso non esista. Può essere, non entro in questa diatriba che non mi interessa minimamente, il mio intento è un altro.
Quella che comunemente viene definita street photography è indubbiamente legata alle grandi città: New York, Parigi, Londra, Tokyo: incredibili concentrati di uomini, occasioni, simboli, situazioni, eventi ed enigmi da cogliere per il fotografo che vaga per strada. Io stesso sono attratto dalla vitale confusione cittadina e mi piace tantissimo tentare di ritrarla.
Mi sono chiesto però se fosse possibile "fare street photography" anche in contesti notevolmente distanti da quelli più blasonati, allontanandosi cioè dai grandi centri e andando a esplorare la vita di strada dei piccoli borghi di montagna, che nel nostro Paese dalla memoria corta stanno diventando sempre più miseramente vuoti e silenziosi.
Non sono certo il primo! basti pensare alla Scanno di HCB e di altri maestri! Ma credo che oggi sia calato un oblio pauroso e preoccupante sui nostri luoghi meno noti e meno abitati, un vuoto che vorrei provare minimamente a riempire.
L'obiettivo è di raccontare la vita che resiste, narrare l'atmosfera profonda che pervade i luoghi, mostrare, come nella street photography più classica, "noi uomini nei nostri luoghi e nel nostro tempo". E nel nostro tempo non c'è solo la città, per questo vorrei fotografare anche queste strade di montagna, con la loro vita lenta, solitaria e in salita.
Ho passato alcune ore a Sutrio, bel borgo della Carnia (Friuli V. G.) in una giornata qualunque. Ho atteso decine e decine di minuti di fronte a una quinta interessante, ho vagato e vagato, osservato tanto e scattato pochissimo.
Ma qualcosa ho raccolto, qualcosa che potrebbe essere l'inizio di un nuovo progetto.
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