In bici a Salisburgo


A Salisburgo ci siamo arrivati in bicicletta.
Partenza tunnel dei Tauri, bici caricata sul treno in mezzo a foreste di abeti, poi, dopo la lunga galleria, in sella e giù in forte discesa fino al fondovalle: Bad Gastain, si parte.
Il cielo è grigio ma non ci facciamo intimorire, la necessità è quella di andare, col sole sarebbe meglio, di certo, ma è il battito del cuore accellerato e il moto costante delle ginocchia che misura la nostra voglia di libertà.


In due giorni pedaliamo nutrendoci di paesaggio, fatica e radler. La mattina in sella, il pomeriggio a piedi per scoprire paesi dai campanili acuti e dai muri disegnati. La sera, una buona cena, una buona birra, e a letto presto.


L'Austria è silenziosa in questi giorni d'agosto senza sole, la ciclabile costeggia fiumi e campagne, balconi grondanti di gerani e insegne in cui campeggiano cervi solenni.
Il ritmo del cicloturista ci piace, è un "andante grazioso", che si concede qualche virtuosismo: il collo si alza dal pentagramma della strada per esplorare i monti, le campagne, per annusare i cortili,  per strizzare l'occhio alle piazze.


Salisburgo ci accoglie ricca di gente ma senza caos, una strana quiete rispettosa ci fa assaporare da subito l'anima gentile di questa "barocca italianeggiante" (come la definisce Wikipedia) città.



 

Ennesima radler per reintegrare i sali minerati evaporati lungo il corso del Salzac, ricerca di un albergo "Radfahrer willkommen", doccia veloce e poi che sia la città a conquistarci.
Giardini principeschi, la fortezza Hohensalzburg che troneggia, palazzi barocchi e gotici che convivono in un'armonia misteriosa e poi le insegne in ferro battuto di Getreidegasse, l'Opera, con il Festival della musica in pieno svolgimento... tutto ci piace, in questa bomboniera dove le bici superano di gran lunga le automobili e le piste ciclabili sono essenziali quanto le linee elettriche.




Giriamo su e giù per i vicoli del centro, facciamo il bis delle squisite "palle di Mozart" (il cittadino più illustre, che tuttavia pare non amasse proprio del tutto questa città) e accendiamo i radar per scovare il posto giusto per il guadagnato aperitivo. Lo troviamo: una piccola enoteca stracolma di gente che, ci stupiamo, vende più vino che birra (il salisburghese è un'ottima regione vitivinicola). Gli avventori sono tutti locali, vestiti in ghingeri (abito da sera oppure costume tipico con lederhosen) in attesa di una prima dell'Opera. Ci appaiono simpatici, ci mettono allegria, non sembrano stressati e altezzosi come i personaggi di plastica che spesso si incontrano a margine di eventi mondani: la musica "colta" qui è roba per tutti. Stanno probabilmente consumando un rito, un bicchiere prima di un pieno di emozioni e cultura, così brindiamo con loro a suon di Riesling renano e Grüner Veltliner, e anche questo ci piace.




Mi colpisce, prima di cena, l'immagine di un uomo seduto su una panchina, da solo, mentre fuma intensamente, con alle spalle un enorme affresco raffigurante una lotta tra due grandi e muscolosi cavalli. Che strano, penso, è come se quel disegno rappresentasse una sorta di immagine interiore di ognuno di noi, piccoli e impotenti di fronte a qualcosa di furioso che ci governa e ci sovrasta, che siamo tuttavia costretti a portarci dietro, dentro: le lotte, le pulsioni, le energie a volte represse, i dolori, le passioni. 


Mi consolo pensando che pedalare, viaggiare, scoprire e mantenere in allenamento i "muscoli delle emozioni" è un buon rimedio per sentire quel peso meno forte.
Questi giorni in bicicletta ci hanno fatto sentire leggeri.


0 commenti:

Posta un commento

 

Translate my blog!