Una foto, due generazioni, a Rimini


Mi capita sempre meno, ultimamente, di fotografare scene di strada.
Ad attrarre la mia curiosità e a far nascere la necessità di uno scatto sono soprattutto architetture, oggetti o dettagli, scene in cui una particolare luce accarezza le cose, trasformandole. 
Tuttavia, camminando per Rimini in un'uggiosa giornata di Novembre, ho notato una scena che mi ha acceso una lampadina. Non potevo non fotografarla.

La vedete qui sopra.
In un piccolo rettangolo di vita quotidiana mi è sembrato riassumersi uno spaccato interessante della società in cui viviamo, di questa epoca storica.

Un leone, antico e solido, taglia in due l'inquadratura.
A destra, in basso, tre anziani seduti uno di fianco all'altro chiacchierano, apparentemente sereni.
A sinistra, in cima alle scale, una ragazza è invece sola, fuma nervosamente mentre scrive sul suo smartphone.
Ironia della sorte... in fondo all'immagine c'è anche un ragazzo di colore, probabilmente un immigrato, che osserva da lontano.

Una fotografia non è certo "la verità", ma una "traccia sporca di realtà", come dice Michele Smargiassi, che può essere un sottile mezzo per riflettere sulle cose, sulle persone, sull'attualità, sulla vita.
"Una foto è come una barzelletta", sosteneva Ansel Adams, "se bisogna spiegarla significa che non è venuta bene".
Non mi ha mai convinto pienamente questa citazione, ma non si può dire che sia del tutto sbagliata.

Perciò non mi dilungo, volevo citare Zygmunt Bauman, le sue intuizioni sulla società liquida, i suoi pensieri sui social network, che scattando questa immagine mi sono tornati alla mente... ma credo che chi, come me, vive da giovane dentro la società odierna, possa sentire questa immagine come attuale, come propria, "specchio" e "finestra" al tempo stesso, senza troppe spiegazioni.

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