Lucca. Camminando spensierato nella quiete del centro storico e respirando a pieni polmoni l'antica assenza delle automobili, vengo incuriosito da un uomo che, velocemente, mi striscia accanto.
E' anziano, indossa un lungo tabarro verde scuro, sotto un viso magro, riparato da una coppola schiacciata sui pochi capelli bianchi.
Sgattaiola via veloce, con alcune borse penzolanti dalle mani rugose.
Poi devia rapido e lo perdo, nel dedalo intricato delle vie.
Poche centinaia di metri dopo, mi imbatto in una luce curiosa proveniente da un antro alla mia sinistra, in fondo a un corridoio a volta. Il portone di legno è spalancato.
Decido di entrare e mi trovo, per caso, nel mezzo del Mercato del Carmine, o "Mercato delle Vettovaglie", una curiosa costruzione di epoca fascista sorta tutt'intorno a un'antica chiesa con annesso un convento, di cui è ancora ben visibile il chiostro.
La copertura, con ampie finestre laterali e un grande finestrone centrale, è la responsabile della particolare luminosità dell'ambiente.
Non ci sono banchi, non oggi almeno.
Tutto è silenzio e macchie di luce.
Mi trovo nel mezzo di un angolo di assoluta quiete in un centro storico già deliziosamente calmo, ovattato.
Un punto d'osservazione insolito sulle botteghe, voltate verso le vie che circondano il mercato.
Mi guardo attorno e, tra cassette vuote della frutta, scope e altri aggeggi da retro bottega, lo rivedo.
L'uomo col tabarro, il suo profilo, mi appare tra i giochi di luce all'interno di una vetrina.
E' in una polleria e, mani nelle tasche, sorride ascoltando il pollivendolo, che parlotta di chissà cosa, immagino di politica, di donne, del tempo, preparando la coscia per il pranzo domenicale del mio uomo.
Saranno i muri storici, il colonnato, sarà quel tipo di bottega ormai in via d'estinzione, oppure la vecchia bici del pollivendolo, coi freni a bacchetta, appoggiata al muro scrostato.
Sarà il tabarro dell'anziano, l'insegna della bottega, sarà questa luce, saranno le mille voci del mercato oggi deserto, ma imprigionate per sempre nei muri ...
... Sarà tutto questo assieme ...
Che mi fa fermare e osservare, che mi fa respirare, in questa scena semplice, un'aria che sa di radici, di paese, di casa. Un'atmosfera antica come il tabarro del vecchio, che ho paura di perdere ancora, tra vie della modernità.
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