Trieste, che mi attira e non so decifrare


C'è una luce strana, a Trieste, in questa mattina di Aprile.
Cadono dal cielo poche gocce momentanee, sporadiche, leggere come polline, non bagnano neppure.
Lungo il Molo Audace la vita scorre lenta, sonnacchiosa, da giorno di festa.
Ma c'è qualcosa oggi, per la strada, che mi attira e non so decifrare.



E' forse la luce, così leggera e soffusa? oppure questo clima matto? o è forse la Pianura Pannonica, là dietro, lontana ma non troppo, che soffia fin qui, oltre il Carso, il suo alito di follia?
Non lo so, ancora non capisco.
Trieste, ogni volta, mi lascia silenzioso e sognante, ma lucido, attento.




E' una città fiera, questo è poco ma sicuro: schiena dritta, ben vestita, conscia della sua gloria passata, del suo ruolo strategico e vitale quassù nel cuneo del Mediterraneo. 
Città con il cuore saldo in Europa, che odora di Vienna, Praga e Istanbul.
Città di montanari di mare, a un piede una ciabatta e all'altro uno scarpone, gli occhi puntati all'insù e il collo rivolto a Est.
Città matta, come la bora, che danza in quella piazza-balera incredibile, città ripida di storia e sentimento, come i binari del tram per Opicina: mare boscoso, onde di valle, baffi sporchi di schiuma di birra e labbra della tinta del vino.




Sarà che quell'alluvione di vento, quando arriva, porta e toglie, strappa e appiccica.
Sarà che tra mare e monte, Ovest ed Est, Mediterraneo e spazio alpino, vengono le vertigini a camminare anche in piano.
Sarà che se è vero che le città hanno un anima, questa ha anche la voce: parla, ma con lingue diverse e metafore contorte.
Un'amante che ti lascia al mattino con un biglietto, con incisa una frase incomprensibile, ma in cui scruti una calligrafia antica, sensuale, austera e affascinate.




Ancora una volta, fino in fondo non l'ho capita, ma l'ho amata.
Ancora una volta mi tocca andare a pescare tra le parole di Paolo Rumiz, triestino, per concludere il mio girare a zonzo con la macchina al collo:

"... E poi la chiesa greca affacciata sul mare. La magia dell´iconostasi, degli ori, gli incensi, il bordone dell´archimandrita, sono inviti cui è difficile resistere. Accanto c´è la chiesa dei serbi, sempre strapiena, sul canale che entra in città, e una birra bevuta lì accanto ti fa sentire insieme a Costantinopoli e a Pietroburgo".

Alla salute.



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