“Vivo da 40 anni nello
stesso quartiere, a Sarajevo, a due passi da un’antica chiesa ortodossa e da una
moschea del XVI secolo. E salendo appena, da casa mia, raggiungo il seminario
cattolico. Prima della guerra, quest’armonia, nata dalla differenza, si ritrovava
nella vita di ogni giorno… Sarajevo mi ha aperto gli occhi. Ero stupito di
vedere una città così ricca di grandi qualità umane, soprattutto la tolleranza
e la generosità”
Jovan Divijak
Scriverò poco, perché vorrei che tutti leggessero, di questa
città che a solo un anno di distanza dall’ultimo viaggio mi richiama. Non mi
era mai capitato di tornare, a così breve distanza, in un luogo visitato viaggiando.
Ma Sarajevo mi ha colpito a tal punto da lasciarmi dentro un costante,
martellante pensiero. Così, dopodomani, sarò di nuovo con Monica tra i vicoli
della Baščaršija, ad ascoltare il suono debole della Miljacka che scorre, mangiando
una pita e poi godendomi in pace un caffè bosniaco, con la nostra nuova amica
Juliet, australiana, anch’essa innamorata a tal punto di Sarajevo da decidere addirittura
di trasferirvisi.
Cosa sarà? Leggo questa domanda negli occhi degli amici a
cui parlo di questo ritorno. Ci ho pensato più e più volte, e l’unica parola
che mi viene come risposta è “atmosfera” o forse, meglio, “Genius loci”, l’anima
del luogo, che abita tra i selciati, le case, nel letto del fiume, lungo il pendio
delle montagne circostanti.
“Questa è la città. In ogni senso di questa parola” scrisse
lo scrittore Premio Nobel Ivo Andric.
Sarajevo, il cui nome deriva da “seraj” ovvero serraglio,
rifugio, è una città che ti colpisce appena la vedi. Città femmina, dice Rumiz,
distesa dolcemente in una valle circondata da montagne, unica al mondo per la
storia, anche recente, che l’ha colpita, accarezzata, accompagnata.
La storia, la senti la storia, ti parla prima sussurrando e
poi urlando di dolore, mentre cammini a zonzo per le strade e ti inerpichi sui
fianchi delle colline abitate. Illiri, Romani, Goti e poi Slavi, Ottomani,
Austoungarici, l'invazione nazista, l'esperienza comunista… fiume di genti, culture, incontri, scontri, eventi. Qui è
conservata una delle più antiche scritture ebraice; qui sorgono moschee, chiese e
sinagoghe; qui avvenne l’omicidio che diede inizio alla prima guerra mondiale; qui
puoi passare da palazzi moreschi ad architetture austriche in pochi metri; qui
si è consumato l’assedio più lungo e atroce della storia europea moderna.
Questa città, sospesa tra oriente ed occidente, dove musulmani,
ebrei, ortodossi e cattolici hanno imparato a convivere arricchendosi a vicenda…
proprio per l'immensa cultura che porta in grembo è stata colpita, da genti
primitive, riempite di odio dal potere che voleva, lucidamente, nascondere le
prove della possibile coesistenza di culture e religioni diverse, bruciandole e
soffocandole. Queste prove avrebbero fatto crollare la grande maschera messa
sul volto delle guerre dei Balcani: l’odio etnico, finzione semplice da far
passare all’esterno per nascondere interessi politici, economici e criminali. E
l’Europa, il mondo, hanno creduto a Pulcinella, non cercando il vero volto dell’uomo
sotto la maschera.
Ecco cosa più mi colpisce, il messaggio che questa città
fatta di gente forte, sopravvissuta eroicamente alle bombe e alla menzogna è
ancora li a sussurrare, nonostante molto sia cambiato, con le sue labbra di
donna sofferente ma ancora fertile.
Scrive Luca Leone: “Sarajevo è città vera che non si lascia
disvelare ma che con piacere permette a lungo di immaginare e di desiderare. E
mai delude.”
Cosa chiedere di meglio ad un viaggio?
Vi lascio alcuni scorci immortalati l’anno scorso, foto che
non ho mai pubblicato ma ho riguardato a lungo, alla ricerca dei suoni e dei
profumi della “Gerusalemme d’Europa”.
Vi lascio anche l’indicazione di qualche libro interessante,
sia di storia che di narrativa, che ho letto durante quest’anno, da quando il
colpo di fulmine per Sarajevo è scoccato… questi libri hanno contribuito ad
accrescere “la cotta”.
Infine vi suggerisco, col cuore, di visitare questo
luogo straordinario.
Per ora buon viaggio a noi, a presto!
- Jovan Divjak – Sarajevo mon amour (Infinito
edizioni). Intervista commovente ed affascinante al generale di origini serbe
che difese Sarajevo, non seguendo “il richiamo del sangue” ma l’amore per il
luogo e la sua gente.
- Miljenco Jergovic – Le Marlboro di Sarajevo
(Libri Scheiwiller) – una serie incredibile di racconti ambientati durante l’assedio,
dove però la guerra è sullo sfondo, mentre in primo piano prevale la vita, stupefacente, degli
abitanti della città.
- Luca Leone – Saluti da Sarajevo (Infinito edizioni)
– appassionato e avvincente libro-guida di un vero innamorato della città, che
fa immergere nella storia e racconta il presente di questa grande capitale che
rinasce.
- Margaret Mazzantini – Venuto al mondo
(Mondadori) – romanzo struggente, di quelli che leggeresti più volte, che
mischia l’amore di una coppia di italiani conosciutisi a Sarajevo durante le Olimpiadi
dell’84 alla storia dell’assedio della città, svelando anche in questo caso la
forza attrattiva del luogo.
- Paolo Rumiz – Maschere per un massacro
(Feltrinelli) – libro essenziale per poter capire le guerre dei Balcani,
attraverso gli occhi di chi le ha seguite passo passo, dall’interno.
- Paolo Rumiz – La cotogna di Istambul –
straordinaria “ballata per tre uomini e una donna” ambientata in parte a
Sarajevo, che spoglia con dolcezza l’anima passionale della città, tramite il
racconto tramandato di voce in voce di un uomo ammagliato dalla bellezza.
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Auto e tram nel cuore della Baščaršija
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Una delle porte di Sarajevo |
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Uno dei nuovi grattacieli, nei pressi della stazione ferroviaria |
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Minareto nella Baščaršija |
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Campanile in centro |
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Scorcio da un vicolo della Baščaršija |
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Le collline che sovrastano la città |
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Minareto e Torre dell'orologio |
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Il cortile dove sorge il museo ebraico, in una antica sinagoga |
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Fontana nel cortile della moschea Gazi-Husrevbey |
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Roseto nella moschea di Baščaršija |
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Uno dei tanti cimiteri delle vittime dell'assedio |
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Particolare del cimitero |
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Uno dei palazzi ancora distrutti in centro |
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Vecchia auto abbandonata, anzi, in vendita! |
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Coloratissimo bazar nella Baščaršija |
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La fontana nella "piazza dei piccioni" |
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Gli scacchi giganti in una piazza del centro |
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Gli anziani che si ritrovano per giocare a scacchi |
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Preghiera nella moschea del centro |
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Il mercato Markale |
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Tutto è pronto per gustare il mitico caffè bosniaco |
Da come la racconti, mi fai proprio venire la voglia di conoscerla. infondo tu la mia terra la sei venuta a consocere..è giusto che ora conosca la tua. goodnight
RispondiEliminaBuon viaggio Gigi! Credo che inizierò uno di questi libri...ho voglia di capire in che direzione muovermi.
RispondiEliminaChe bei colori!!!
RispondiEliminasono a letto con la febbre, fuori quasi piove,
....direi che bei colori!
ciao
Grazie a Luigi per lo splendido post. Consiglio a tutti di cuore Sarajevo. Visitatela con animo sgombro da pregiudizi e la città vi saprà ripagare. Come la sua gente.
RispondiEliminaBuon viaggio
Luca Leone